giovedì 8 gennaio 2015

Nebbia - Miguel de Unamuno

Consigliato da un caro amico, apro con qualche titubanza questo libro, di cui non so nulla. Scopro che il mio modo di procedere nello scrivere, che ritenevo originale o quanto meno molto personale, era già stato inventato, teorizzato ed utilizzato da Unamuno oltre cento anni fa per la sua opera Nebbia. Con esiti ai quali io non provo nemmeno ad allacciare i sandali.
È confortante è avvilente insieme.
L'opera si svolge attraverso i monologhi e i dialoghi del protagonista e degli altri strambi personaggi, ognuno con la sua personale visione della vita, dell'amore e del matrimonio.
Geniale è far scrivere il prologo del romanzo ad un personaggio e ancor più geniale e dirompente è far parlare il protagonista con l'autore, al quale chiede un'opinione sui suoi propositi suicidi.
Anche il lettore viene chiamato in causa, perché può conferire un senso del tutto personale all'opera. Un ribaltamento di ruoli, una rottura degli schemi che stava sperimentando contemporaneamente anche il nostro Pirandello.

Per un primo approccio vi rimando qui e alle pagine di prefazione e postfazione inserite nel libro.

Un consiglio che scioccamente non ho seguito: leggete la prefazione dopo il romanzo!


Citazioni:
(N.B.: se ci sono opinioni totalmente divergenti sugli stessi argomenti è solo perché sono espresse da diversi personaggi o dagli stessi personaggi che evolvono. o regrediscono...)

- Qui in questa povera città ci curiamo solamente di servirci di Dio; pretendiamo di aprirlo, come un ombrello, perché ci protegga da ogni genere di mali.

- No io non sono uno sfaccendato. La mia fantasia non riposa.

- Il caso è l'intimo ritmo del mondo, il caso è l'anima della poesia.

- Queste pene e queste piccole allegrie sono avvolte in un'immensa nebbia di piccoli incidenti. È la vita è questo, nebbia.

- Perché uno non dovrebbe distrarsi durante il gioco? Diceva tra se Augusto. E non è un gioco la vita?

- Sposarsi è molto facile; però non è tanto facile essere sposati.

- La noia è il fondo della vita e la noia ha inventato i giochi, i romanzi e l'amore.

- La scienza del ritmo è la matematica; l'espressione sensibile dell'amore è la musica. L'espressione, non la sua realizzazione, intendiamoci.

- Amo ergo sum!

- È la stessa cosa caro signore, tutto è un'unica cosa. Anarchismo, esperanto sto, spiritismo, vegetarianismo, fonetici amo. Guerra alla divisione delle lingue! Guerra alla vile materia e alla morte! Guerra alla carne! Guerra all'acca! E... Buon giorno!

- Ma quante belle donne vi sono in questo mondo, mio Dio! Quasi tutte.

- Vedi, l'amore è una cosa che trovi nei libri, qualcosa che è stato inventato per poterne parlare e scrivere. Sciocchezze di poeti. Quel che è positivo è il matrimonio. Il codice civile non parla dell'amore, ma del matrimonio. E l'amore non è altro che musica.

- Il mio romanzo non avrà argomento, avrà quello che risulterà d'aver acquistato alla fine. L'argomento si farà da solo. (...) mi son detto: scriverò un romanzo. Ma lo scriverò come si vive, senza sapere ciò che verrà dopo (...) I miei personaggi si faranno secondo le loro azioni e le loro parole.

- Io sono io! La mia anima sarà piccola, è vero, però è mia.

- La strada era un cinematografo, ed egli stesso si sentiva una pellicola, un'ombra, un fantasma.

- A tutti piace, signorino, essere qualcuno, e nessuno è colui che è, ma colui che gli altri creano.

- E testa, cuore e stomaco sono le tre facoltà dell'anima che gli altri chiamano intelligenza, sentimento e volontà. Si pensa con la testa, si sente con il cuore e si vuole con lo stomaco.

- Se il cane avesse denaro, non sarebbe amico dell'uomo, ne sono sicura. È suo amico perché non ne ha.

- Ti pare che facciamo poco standocene qui a parlare?

- L'anima di un personaggio, di un dramma, di un romanzo o di una nivola, non possiede altra interiorità che quella che gli dà...
L'autore?
No, il lettore.

- Se è difficile che un autore conosca se stesso, è ancor più difficile che un romanziere o un autore drammatico conosca bene i personaggi che inventa o che crede di inventare.


- E adesso che lei è addormentato e sogna e sa di sognare, e adesso che io sono un sogno e riconosco di esserlo, adesso le ripeto ciò che le dissi già l'altra volta: stia attento, caro signor Miguel, di non essere lei un ente di finzione, (...) di non essere che il pretesto perché la mia storia, e le altre storie come la mia, vadano per il mondo.

- Che strano animale è l'uomo! Non è mai dove dovrebbe essere, ossia dove si trova, parla per mentire e si veste!

3 commenti:

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    1. hey hey hey... quel caro amico sono io! Mi fa piacere che tu l'abbia letto! :) Bella scelta per le citazioni!

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    2. Sono molto contento di entrambe le cose (amicizia e suggerimento)!
      Grazie per l'apprezzamento delle citazioni, che naturalmente giro a Miguel!

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