mercoledì 10 dicembre 2014

Quer pasticciaccio brutto de via Merulana - Carlo Emilio Gadda

La parola che meglio si addice a quest’opera è indubbiamente: capolavoro. Non solo per la storia che l'autore lascia incompiuta quasi a simboleggiare il non senso dell'esistenza tutta, ma anche per gli intrecci e i garbugliamenti del linguaggio, le metafore splendide e pungenti, l'analisi del particolare bamboccesco nel suo essere orrido e quotidiano e non ultimo la maestria della lingua. Da lombardo trapiantato nella Capitale Gadda ha saputo amare e riprodurre la lingua romanesca e altre cadenze del sud, passando con un'abilità straordinaria da un italiano tecnico e poetico alla vulgata de li Du Santi. Per arrivare a livelli como a dire che a Joyce e a li mortacci sua je caga in testa!

Un libro che da tempo tentava di ammaliarmi, la cui lettura rimandata è stata una scoperta straordinaria. A breve la riscoperta dell'Adalgisa.



Citazioni (sarebbe da citare ogni riga. Qui riporto quelle che più di altre mi hanno colpito):
- [Ingravallo] sosteneva, tra l'altro, che le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza d'una causa singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato una molteplicità di causali convergenti. (…) la causale apparente, la causale principe, era si una. Ma il fattaccio era l'effetto di tutta una rosa di causali che gli eran soffiate addosso a molinello.

- Poiché Ingravallo, similmente a certi nostri filosofi, attribuiva un'anima, anzi un'animaccia porca, a quel sistema di forze e di probabilità che circonda ogni creatura umana, e che si suol chiamare destino.


- Era una giornata meravigliosa: di quelle così splendidamente romane che perfino uno statale di ottavo grado, ma vicino a zompà ner setimo, be', puro quello se sente arricciasse ar core un nun socché, un quarche cosa che risomija a la felicità.


- Chi è certo di aver ragione a forza, nemmeno dubita di aver torto in diritto. Chi si riconosce genio, e faro alle genti, non sospetta d'essere moccolo male moribondo, o quadrupede ciuco.


- Quello che je premeva, a Ingravallo, era più de tutto la faccia, il contegno, le immediate reazioni psichiche e fisiognomiche, diceva lui, degli spettatori e de li protagonsti der dramma: de sto branco de fregnoni e de fiji de mignotte che stanno ar monno, e de le commare loro e madame porche.


- … contrariamente alle leggi del cuore umano che, se regale, o regala a parole, o regala il non suo.


- Le si addensarono al di sopra del nasetto i contristati sopraccigli, un corruccio che sembrò ira e non era.


- Qua nun è come a Pariggi.Qua c'è 'R Papa.


- La luce, e gli alluci, sono ingredienti primi e ineffabili d'ogni pitura che aspiri a vivere, che voglia dire la sua parola, narrare, suadere, educare (…) La luce, in Italia, è madre degli alluci.


- Quell'occhio laterale che cianno i polli che pare una trovata di Picasso.


- pareva intimidito: simile a certi minorati o a certi bimbi che ammutoliscono al litigio dei parenti perché non arrivano ad intendere di che si tratta, salvo che di una paurosa avversione, di un odio il cui movente è nascosto. Lui ne capiva poco de le donne.La donna è un gran mistero, diceva. (…) E la Zamira lo compativa dall'alto (…) E una vorta anzi j'arispose: < È un mistero che se capisce subbito, basta avecce la fantasia>


- il trillo iracondo [della sveglia] annunciò le nuove grane del giorno.

8 commenti:

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  2. Ti chiamava ... @Endi ???
    Bbene ... mo ve sete 'ncontrati a l' angolo de la strada !
    Ma adesso, su bbelli de casa ... annusateve, presentateve, parlateve cor còre 'n mano e la mente sveja, annative a snidà 'ggni moto de l' anima, 'ggni sentimento riposto che cj avete drento ... senza scordà la bbellezza 'mperitura de l' Urbe eterna, 'na bbellezza che supravvisse a scorno de le sevizzje perpretatece dar @Buce e da li sua fjancheggjatori .... tacci loro !
    Allora, risfojannote capillarmente pagggina su pagggina de 'sto capolavoro unico .... scoprirai che ner libbro c' è puro una de le ppjù bbelle, e struggenti, storje d' amore ... e una Roma bbarocca la cui minuzzjosa e fantastica descrizzjone der polentone @Gadda ( ... 'na Montaggnja, 'no Scrittore ineguajabbile che s' annammorò de Roma a prima vista) è deggnja der @Bernini che pure contribbuì a falla !
    Ce rivedemjo .... @Endy !!! :-)

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    1. Quel friccioco ner core quando ripenso a l'Urbe immortale. 'na nostalgia che me pija e nun me lassa. Da qui tra le nebbie Roma me manca e puro ji amici che colà c'ho.
      Vuraria turnà, ma 'n su minga quand!

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  4. Spero, pettè, moooolto presto !
    Ner frattempo, caro sor @Ago .... ripassete, pagggina pe' pagggina, riga pe' riga .... parola pe' parola, quello splennore de romanzo gaddiano, pe' scrive' er quale, er granne lombardo nun solo adoperjede er romanesco ( o mejo ... usò er vernacolo ) .... ma aricompose, ner senso de "creò" inventannoseli, novi vocabboli de 'na lingua complessa, de cui je aveva parlato l' amatissimo sor @Manzoni :
    l' ITAJANO !
    La Roma che sorte fòra da 'sto uommere .... è 'na vera e rara magnificenza ! :-)))

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  5. Quel genio di Gadda... :D

    Caro AGO, su facebook ho trovato questo link e ho pensato a te :)
    http://www.natividigitaliedizioni.it/review-copy-per-i-blogger/

    Magari può interessarti... se non è così ignorami completamente ^_^

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